Articolo di Maurizio Tropeano tratto da “ La Stampa “ di Giovedì 28 Giugno 2001

 

 

Fondazioni private negli Ospedali.

 

Sanità, i privati partner della Regione.   Capitali e manager nella gestione della rete ospedaliera

 

           

            Conversione di 15 ospedali in altra tipologia assistenziale, trasformazione di 1000 posti letto di lungodegenza in Residenza anziana Specializzata; drastica riduzione del numero delle aziende sanitarie regionali; blocco del turn-over.

Ecco le linee principali della riorganizzazione del sistema sanitario piemontese contenute nella bozza del piano socio-sanitario all'esame della Giunta regionale. Il piano prevede anche che il "perno della rete ospedaliera sarà costituito da 30 ospedali secondo il rapporto di uno ogni 140 mila abitanti dotati delle tecnologie più avanzate 15 dei quali di nuova realizzazione e 15 oggetto di interventi strutturali".

Se il piano verrà realizzato in ogni sua parte (escludendo eventuali oneri contrattuali e il mancato introito dei tickets) comporterà un risparmio finale di 500 miliardi di lire. La riduzione complessiva dei costi è di 927 miliardi di lire ma meno della metà di questa somma (427 miliardi) sarà destinata allo sviluppo delle attività dagli 8000 posti letto in Rsa all'accordo con le organizzazione dei medici di famiglia per l'istituzione delle unità di assistenza territoriale, al finanziamento dell'innovazione tecnologica, della formazione e della ricerca scientifica.

La bozza di piano, che per diventare operativa deve ottenere il via libera della Giunta regionale e successivamente essere approvata dal Consiglio regionale, prevede anche la costruzione di nuovi ospedali a partire dalle Molinette 2 con un direttore generale che avrebbe competenza anche sul Regina Margherita, il Sant'Anna e il San Giovanni Vecchio. In questo caso, però, la Regione pensa di trovare una parte delle risorse indispensabili grazie ad "azioni di partnership pubblico-privato".

Secondo il Piano "le imprese non solo forniscono finanziamenti ma partecipano a definire i modelli di carattere organizzativo-gestionali cui le strutture pubbliche devono tendere". In tale "prospettiva la sanità può diventare una vera e propria area strategica di investimento per il rilancio socio-economico della Regione".

La riorganizzazione del sistema sanitario regionale passa anche attraverso la riduzione del numero delle aziende sanitarie locali che scenderanno dalle attuali 22 a nove, massimo 12 e dovrebbero coincidere con gli ambiti delle Province. Per la provincia di Torino si ipotizza l'accorpamento delle attuali 4 Asl cittadine in una sola mega azienda. Le Asl del resto del torinese verrebbero unificate in una, massimo due aziende.